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Attivismo 1-0 Tribalismo: Rashford fa una dichiarazione

Attivismo 1-0 Tribalismo: Rashford fa una dichiarazione

In quanto esseri umani, che vivono e respirano per un periodo di tempo finito ma infinitesimale, nel vuoto in continua espansione che chiamiamo spazio, abbiamo tutti disposizioni e ambizioni, punti di vista e opinioni diverse. Amiamo e cerchiamo attivamente un terreno comune nelle persone per condividere le nostre esperienze ed emozioni, ma ci divertiamo anche a dissentire da ciò o da chi consideriamo “l’altro” – l’altro partito, l’altra città, l’altra squadra.

Ma riusciamo comunque a coesistere e ad essere in gran parte civili, anche in questi tempi senza precedenti, costantemente costellati da momenti di leadership poco informata. Per molti versi, nulla ci rende più umani della capacità di riconoscere la convinzione – non meno fervente – anche se è in diretta contraddizione con ciò che sosteniamo e con chi sosteniamo. In effetti, è proprio questa contraddizione – che a sua volta dà spazio al tribalismo – a rendere la politica e lo sport due pietre miliari dell’identità umana.

E un essere umano, che si dà il caso che viva e respiri tra noi, ha ancora una volta ricordato a tutti noi cosa si può ottenere quando ci uniamo e concentriamo i nostri sforzi per tagliare le ragnatele delle ideologie politiche e delle fedeltà sportive che impediscono di unire le forze. Non può essere più ironico e appropriato che il Roy dei Rovers sia uno sportivo, anche nella vita reale.

Marcus Rashford, l’attaccante del Manchester United e dell’Inghilterra, che ha straordinariamente solo 22 anni, ha dimostrato quanto di buono possa venire da un attivismo determinato, anche quando non avrebbe dovuto esserlo, dato che stava implorando un governo democraticamente eletto di fare, mentre il Paese sta soffrendo per gli effetti di una situazione di stallo economico e sociale, la maggior parte della quale avrebbe potuto essere mitigata, se i suoi leader avessero agito con lungimiranza e non con il senno di poi.

Se la democrazia è per il popolo, del popolo e dal popolo, è davvero necessario che un calciatore di 22 anni si assuma il compito di trovare un modo per sfamare più di un milione di bambini vulnerabili e svantaggiati per qualche settimana?

Ciò che Rashford ha fatto dopo il blocco è a dir poco straordinario e merita tutti i riconoscimenti per il numero di persone che ha toccato e influenzato, usando il suo privilegio duramente guadagnato nel modo più nobile possibile, anche quando meno ce lo si aspetta. In un contesto in cui i rappresentanti eletti si sottraggono ai loro doveri fondamentali, totalmente incapaci di auto-introdursi, i calciatori, guidati dall’eroismo di Rashford, si sono fatti avanti e hanno fatto la differenza in modi diversi, in questi ultimi mesi di prova.

Dopo 6 giorni di pressione coordinata e sostenuta, la partita è stata vinta e Rashford ha consegnato un trofeo che è più importante di qualsiasi altra vittoria che potrà mai ottenere con il suo club o il suo Paese. Ha appena fatto in modo che un milione di ragazzi avesse una cosa in meno di cui preoccuparsi in estate, mentre attraversano una delle fasi più importanti della loro vita. Marcus ha appena fatto in modo che un milione di ragazzi non soffrisse la stessa situazione che avrebbe sofferto lui stesso, se il suo quartiere di Wythenshawe non avesse fatto per lui quello che il 22enne ha fatto questa settimana per un milione di altri ragazzi di oggi.